Che cosa cambierà con l‘acquisizione della Monsanto da parte di Bayer, il cui closing è fissato per giovedì 7 giugno, lo spiega la Coldiretti. “Il 63% del mercato delle sementi e il 75% di quello degli agrofarmaci è concentrato nelle mani di sole tre multinazionali con un evidente squilibrio di potere contrattuale nei confronti degli agricoltori”.
A due anni dall’annuncio e ottenuti gli ultimi via libera dalle autorità Antitrust, il gruppo farmaceutico tedesco dell’aspirina, già presente in forze in agricoltura, chiude giovedì 7 giugno l’acquisto della multinazionale americana, da anni nel mirino degli ambientalisti per i suoi prodotti Ogm. E con la fusione dà vita a un colosso nel campo delle sementi e dei fertilizzanti, dal quale sparisce il marchio Monsanto. Sul piatto Bayer mette 63 miliardi di dollari, pari a poco meno 54 miliardi di euro, finanziati con un aumento di capitale di 6 miliardi di euro e 20 miliardi di obbligazioni.
L’azienda di Leverkusen, che ha già siglato un accordo con Basf per la cessione, richiesta dalle autorità antitrust Ue e Usa, di attività per 7,6 miliardi di euro, consolida, attraverso una della maggiori acquisizioni mai realizzate all’estero da una società con sede in Germania, il polo tedesco in un settore, come l’agrichimica, che ha già visto restringersi gli attori in campo dopo la fusione tra Dow e Dupont e l’acquisto di Syngenta da parte di ChemChina. Quest’ultima è nota in Italia per aver rilevato, in una altro settore, i pneumatici Pirelli.
Secondo il presidente di Bayer, Werner Baumann, “l’acquisizione di Monsanto rappresenta una pietra miliare strategica per rafforzare il nostro portafoglio di leader nella salute e della nutrizione. Raddoppieremo le dimensioni della nostra attività nell’agricoltura dove creeremo un motore di innovazione leader, posizionandoci per servire meglio i nostri clienti e sbloccare il potenziale di crescita a lungo termine nel settore”.
Per il gruppo di Levekusen, che impiega 99.800 addetti e ha registrato ricavi per 35 miliardi di euro nel 2017, la fusione con Monsanto significa aumentare (pro-forma l’anno scorso e tolte le attività da dismettere) i dipendenti a 115.000 e i ricavi a 45 miliardi, derivanti per metà dal business salute e per l’altra metà dall’agricoltura.