Sono settimane cruciali per il futuro della politica agricola comune (Pac), ma com’è capitato altre volte in passato in Italia, non in molti l’hanno compreso e così si rischia di incidere poco sulle grandi scelte di riforma che la Commissione europea, le altre istituzioni comunitarie ed i 27 Paesi membri stanno definendo per scrivere le regole sul sostegno al settore primario dopo il 2020.
Una premessa è però opportuna. Non è detto si riesca ad approvare i nuovi regolamenti dei pagamenti diretti, dello sviluppo rurale, delle politiche settoriali e di mercato (ocm unica) e, infine, delle regole sulla governance finanziaria, gestionale e dei controlli, in tempo utile per partire dal 2021 con la Pac riformata. Non a caso, sono numerosi ed autorevoli gli appelli per la proroga di qualche anno dei meccanismi in atto, in modo da guadagnare tempo ed evitare così di decidere in maniera frettolosa.
Detto questo, bisogna però subito aggiungere che i servizi comunitari stanno lavorando intensamente, per essere pronti con la presentazione delle proposte di regolamento dentro la fine della prossima estate, così come ha più volte annunciato il Commissario Hogan.
Quali sono i cambiamenti salienti sui quali si sta meditando?
Tra le questioni che possono ormai essere date per scontato, c’è la riduzione – pare di proporzioni tutto sommato non catastrofiche – dello stanziamento di bilancio riservato all’agricoltura per le noti ragioni legate alla Brexit ed alle altre priorità strategiche sulle quali l’Unione europea intende investire in futuro (migranti, difesa esterna, ecc.).
Inoltre, si avverte una certa attenzione su tre elementi che già occupano un ruolo importante all’intero della Pac: i risultati ambientali dell’attività agricola, con un’evoluzione e riconsiderazione dei tanti dispostivi oggi in funzione (condizionalità, greening, misure agro-climatico-ambientali volontarie); l’enfasi verso il sistema della conoscenza e la diffusione delle innovazioni in agricoltura (consulenza, formazione, PEI-AGRI); il potenziamento delle misure di prevenzione e gestione del rischio climatico, biotico (malattie delle piante e del bestiame) e di mercato (volatilità).