La pianta dell’ulivo è in grado di stoccare l’anidride carbonica per lungo tempo e, vista la sua coltivazione a basso impatto ambientale, gli oliveti sono una best practice per la mitigazione dei cambiamenti climatici. Occorre quindi lavorare per restituire competitività alla coltivazione dell’olivo: la decisione di alcuni produttori di abbandonare gli oliveti per scarsa redditività è così molto preoccupante non solo per la sua dimensione produttiva, ma anche per la sua valenza idrogeologica, paesaggistica e di mitigazione degli effetti del climate change.
Questi sono alcuni degli spunti emersi a Trevi, in occasione di “Festivol, Trevi tra olio, arte, musica e papille”, la kermesse trevana sull’Olio EVO, all’interno della quale si è svolto il seminario “OLIVE4CLIMATE – LIFE. Per una produzione sostenibile dell’olio extravergine di oliva”.
Il progetto, coordinato dall’
“OLIVE4CLIMATE punta ad ottenere numerosi risultati – spiega il professore Primo Proietti, coordinatore della ricerca –nella gestione sostenibile della filiera di produzione dell’olio extra vergine di oliva. L’idea è quella di creare dei protocolli ‘sostenibili’ per la gestione degli oliveti e dei frantoi, includendo il riutilizzo dei rifiuti del ciclo produttivo. Tutto questo permetterà di promuovere l’olio di oliva extravergine e vergine attraverso un’adeguata etichettatura che ne certifichi l’impatto ridotto o addirittura positivo sull’ambiente e di individuare strumenti capaci di riconoscere il contributo degli oliveti alla mitigazione del cambiamento climatico (come la creazione di un mercato di ‘crediti di Carbonio’), anche con riferimento alla desertificazione, e quindi di aprire la strada a specifiche ricadute economiche per le Aziende virtuose”.