Il costo elevato della terra in Italia è il principale ostacolo all’ingresso dei giovani in agricoltura. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare l’ultimo studio Eurostat dal quale emerge che la terra arabile in Italia è la più cara d’Europa, fatta eccezione per i Paesi Bassi, con la Liguria che si classifica come la regione europea con i prezzi più alti per un importo medio di 108mila euro all’ettaro. In Italia il prezzo medio della terra arabile è di 40153 euro all’ettaro con valori che variano 17571 euro della Sardegna ai 30830 euro della Puglia, dai 40570 euro del Lazio ai 42656 della Toscana, dai 65759 della Lombardia ai 68369 del Veneto fino al record ligure. Il valore nazionale – continua la Coldiretti – risulta essere pari a più di tre volte quello medio della Spagna pari a 12744 euro, quasi sette volte quello della Francia di 6060 euro e una volta e mezzo quello della Gran Bretagna di 25732.
Se si considera che la dimensione media di un’impresa agricola italiana è di circa otto ettari – rileva la Coldiretti – il “prezzo d’ingresso” per un giovane agricoltore rischia di diventare proibitivo e ciò rappresenta un grave problema, anche per le difficoltà di accesso al credito, in un momento peraltro dove la “voglia di campagna” è ai massimi storici. Lo dimostra – continua la Coldiretti – l’aumento del 6% nel 2017 delle imprese agricole italiane condotte da under 35, salite a 55.121, cifra che regala all’Italia il primato in Europa per numero di aziende giovani. Una voglia di campagna che – spiega Coldiretti – è oggi sostenuta da una serie di misure previste dalle politiche nazionali e comunitarie, a partire dai Piani di sviluppo regionali (Psr) che prevedono appositi bandi per favorire l’insediamento e gli investimenti dei giovani in agricoltura. Si tratta di un’opportunità importante che – aggiunge la Coldiretti – non riesce però a soddisfare appieno l’enorme mole di domande che vengono alle imprese under 40.